RECENSIONE: FIGHT CLUB


TITOLO: Fight Club
AUTORE: Chuck Palahniuk
TRADUTTORE: Tullio Dobner
PAGINE: 186
EDITORE: Mondadori
PREZZO: 9,50 euro

SULL'AUTORE: Chuck Palahniuk è nato nel 1962 e vive a Portland, Oregon.
Autore di culto, ha raggiunto il successo con Fight Club (1996), da cui è stato tratto l'omonimo film diretto da David Fincher e interpretato da Brad Pitt. Sono seguiti i romanzi Survivor (1999), Invisible Monsters (2000), Soffocare (2002), Ninna nanna (2003), l'originale guida Portland Souvenir (2004), Diary (2004), Cavie (2005), la raccolta di saggi La scimmia pensa, la scimmia fa (2006), Rabbia (2007), Gang Bang (2008) Pigmeo (2009), Senza veli (2010) e Dannazione (2011), tutti nelle edizioni Mondadori.

TRAMA: L’anonimo protagonista del romanzo, disilluso dalla cultura vacua e consumistica imperante nel mondo occidentale, è un giovane che si trascina in una vita fatta di bugie e di fallimenti. La sua unica valvola di sfogo sono gli incontri clandestini di boxe nei sotterranei dei bar. In questo modo crede di aver trovato una strada per riscattare il vuoto della propria esistenza; ma nel mondo del pugilato non c’è posto per alcuna regola, freno o limite. A nessuno importa se vivi o muori. Romanzo profetico e provocatorio, Fight Club è stato salutato fin dal suo primo apparire nel 1996 come una delle opere più importanti del decennio. Da questo romanzo il regista David Fincher ha tratto un film che è diventato una vera pellicola di culto.

VENIAMO A NOI: Trovo importante, oltre ai già citati cenni riportati dalla Mondadori, nominare altri cenni della biografia dell’autore, strettamente legati al romanzo e al suo stile di scrittura, così da poterne capire meglio il pensiero.

Chuck Palahniuk nasce a Pasco, nello Stato di Washington, il 21 febbraio 1962 da padre statunitense figlio di immigrati ucraini. Si laurea presso la scuola di giornalismo dell'Università dell'Oregon nel 1986. In questo periodo lavora anche presso la KLCC, una emittente radiofonica pubblica con sede a Eugene. Subito dopo la laurea si sposta a Portland, dove, dopo un breve periodo in un quotidiano locale, cambia totalmente rotta e decide di diventare meccanico di motori diesel, passando le giornate a riparare camion e a scrivere manualetti tecnici.
In questo periodo entrano nella sua vita i primi importanti input che caratterizzano le peculiarità dei suoi romanzi: lasciato definitivamente il giornalismo, dal 1988 inizia a operare come volontario presso i ripari per il senzatetto e nelle case di riposo, provvedendo al trasporto dei malati terminali e portandoli ai gruppi di appoggio. Dopo la morte di un paziente a cui si era affezionato cessa le varie attività come volontario. Diventa membro del gruppo Cacophony Society di Portland, una congrega da cui trarrà l'idea per il "Progetto Mayhem" nel suo romanzo Fight Club.
Comincia a scrivere romanzi passati i trent'anni; a quanto afferma lui stesso, iniziò frequentando un laboratorio di scrittura (Dangerous Writing) tenuto da Tom Spanbauer che ha successivamente influenzato in maniera importante il suo stile minimalistico. Il suo primo racconto Negative Reinforcement fu pubblicato nell'agosto 1990 sul mensile letterario Modern Short Stories; in ottobre, nella stessa rivista, seguì The Love Theme of Sybil and William.
Il primo romanzo If You Lived Here, You'd Be Home Already prevedeva circa 700 pagine ed era più un tentativo di emulare Stephen King; l'ambizioso progetto non vide comunque la luce, mentre una parte del materiale fu successivamente utilizzato per Fight Club. Il secondo manoscritto, Manifesto venne poi rifiutato dai vari editori a causa della scarsa digeribilità di tematiche trattate e dei contenuti; la successiva fatica, Fight Club, sviluppata nei rari momenti liberi durante il lavoro di meccanico, vide la luce e la fiducia di Gerry Howard che permise a Palahniuk di ottenere un contratto con un'importante casa editrice. Fight Club fu concepito inizialmente come un breve racconto (il futuro capitolo 6 del romanzo) da inserire nella raccolta Pursuit of Happiness ("La ricerca della felicità") del 1995.

"Un giorno sarei morto senza una cicatrice addosso e avrei lasciato un gran bell’appartamento e una gran bella macchina."

Così in Fight Club, troviamo una critica cruda e grottesca del consumismo, del conformismo e degli altri valori della società moderna: Tyler Durden, una sorta di guru moderno, che predica e auspica la distruzione della civiltà a favore del ritorno di un deserto primigenio. Alla guida dell’intera classe media e impiegatizia statunitense, il protagonista senza nome (un impiegato sfiduciato tormentato dall’insonnia) e Tyler decidono di dare corpo ai loro desideri fondando un circolo di lottatori clandestini, nelle cantine dei bar di periferia.

  • La prima regola del fight club è che non si parla del fight club.
  • La seconda regola del fight club è che non si parla del fight club.
  • La terza regola del fight club è niente scarpe e niente camicie durante il combattimento.
  • La quarta regola del fight club è due uomini per combattimento.
  • La quinta regola del fight club [...] è un combattimento alla volta.
  • La sesta regola del fight club, quando qualcuno dice basta o non reagisce più, anche se sta solo facendo finta, il combattimento è finito.
  • La settima regola del fight club è che, se questa è la vostra prima sera al fight club, dovete combattere.

Come si può notare, più che di incontri di boxe (come da citazione della Mondadori) qui si parla di un vero e proprio combattimento, nudo, crudo, senza regole e di espiazione verso i peccati commessi ogni giorno della propria vita nell’adeguarsi a una società ingiusta.
I membri del fight club iniziano come semplici lottatori la loro carriera, iniziando a lavare le proprie colpe nel sangue del ring di un bar di serie B per poi sbocciare sotto la guida di Tyler Durden, andando a evolversi in veri e propri guerrieri del Progetto Caos con all’interno regole ancora più rigide e vari rami come il Comitato Aggressioni; il Comitato Scherzi; Comitato Incendiari e Comitato disinformazione.
  • La prima regola del Progetto Caos è che non si fanno domande.
  • La seconda regola del Progetto Caos è che non si fanno domande.
  • La terza regola del Progetto Caos è niente scusa.
  • La quarta regola del Progetto Caos è niente bugie.
  • La quinta e ultima regola del Progetto Caos è che bisogna fidarsi di Tyler.
I temi del libro sono:
Anticlassismo: il lavoro di Tyler come cameriere segnala la presenza di un forte anticlassismo nel romanzo, viste le sue "modificazioni" dei piatti che poi serve ai ricchi signori (Tyler stesso si definisce un "guerrigliero dell'industria della ristorazione" per la sua lotta alla gente più ricca che lo trattava come uno schiavo).
Antispecismo: Una delle azioni di "guerriglia" di Tyler Durden è rivolta proprio contro una donna ricca che utilizzava vari profumi, a suo dire ricavati dall'uccisione delle balene; in molti altri passi, viene denunciato lo sfruttamento e la violenza sugli animali.
Anarco primitivismo: quando Tyler Durden organizza il Progetto Caos, dopo che il Fight Club ha raccolto abbastanza adepti, afferma di voler distruggere la civiltà umana, in modo che la Terra possa riprendersi.
"[...]Sarà il Progetto Caos a salvare il mondo. Un'era glaciale culturale. Un secolo buio prematuramente indotto. Il Progetto Caos obbligherà l'umanità a entrare in catalessi o in fase di remissione il tempo necessario alla Terra per riprendersi."
Nichilismo: il nichilismo di Fight Club è presente in gran parte delle pagine. Lo si può ritrovare nei tentativi di Tyler di far toccare il fondo al protagonista, per liberarlo delle convinzioni e dei costumi borghesi.
"Tu non sei un delicato e irripetibile fiocco di neve. Tu sei la stessa materia organica di chiunque altro e noi siamo tutti parte dello stesso cumulo in decomposizione. La vostra cultura ci ha resi tutti uguali. Nessuno è più veramente bianco o nero o ricco. Tutti vogliono lo stesso.
Individualmente non siamo niente."
"Io sono la merda canterina e ballerina del mondo. Io sono il sottoprodotto tossico della creazione di Dio. Io sono la cacca e l'infetta scoria umana del creato."
"Brucia il Louvre e pulisciti il culo con la Gioconda. Almeno, così, Dio saprà come ci chiamiamo".
Azione diretta: le azioni dirette a carattere violento dei membri del Fight Club che si è evoluto, il Progetto Caos, sono molte nel libro, e tutte dirette alla distruzione dell'autorità e della gerarchia. Vandalismo, distruzione e minacce di amputazione dei testicoli ai capi della polizia o, in generale, a chiunque ostacoli il loro progetto. Nel corso del libro, inoltre, sono inseriti gli ingredienti per esplosivi e articoli incendiari che il Narratore definisce la nouvelle cusine dell'anarchia; tutte le ricette, comunque, sembrano estratte dal celeberrimo Ricettario dell'Anarchico (se poi gli ingredienti diano o meno degli esplosivi, c'è solo da provare).
Attacco ai mass media: il tema dell'attacco ai mass media si va a ricollegare al tema anticonsumista; uno dei personaggi del libro, che appare solo in un capitolo, cita parole pronunciate da Tyler Durden:
"La pubblicità ha spinto questa gente ad affannarsi per automobili e vestiti di cui non hanno bisogno. Intere generazioni hanno svolto lavori che detestavano solo per comperare cose di cui non hanno veramente bisogno.”


Vi sono parecchie differenze tra il libro e il film (come d’altronde è normale consuetudine) il primo è ricco di interessanti nozioni anarchiche e anticonformistiche il secondo è crudo nella violenza manifesta.
Mi è piaciuto moltissimo il film e leggere il libro è stato ancor più bello, poiché potevo immaginare con maggior concretezza gli accadimenti, le voci dei personaggi, le facce, la loro sofferenza. Fight Club è un libro che spinge a riflettere, che apre la mente e ci spinge a toccare il baratro con le sue descrizioni grottesche e noir, per spingerci a uscire dal circolo vizioso che ormai popola la nostra vita.
È un libro che bisogna leggere, se non per passione verso il genere, come critica verso una società che, per quanto portata all'estremo, non è poi così diversa da quella attuale…

Se volete un consiglio, leggetelo. Ne vale davvero la pena.



Voto: 



IGOR

Commenti

  1. Ohhh la tua prima recensione qua!!!! *___* Piccoli Igor crescono!!!! :P

    Comunque uffa!!! Già avevo voglia di leggerlo... con la tua recensione sarà ancora più difficile aspettare! (Spero di riuscire a leggerlo di questo mese!!! *_*)

    L'unica cosa su cui non concordo è che il film sia crudo... anzi, tutto il contrario: è violento sì, ma non direi crudo... è quasi come se la violenza avesse un valore positivo. Comunque, cercherò di leggerlo quanto prima perché proprio non posso aspettare!

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    Risposte
    1. Crudo in questo senso, non angosciante, ma violento e "pesante" nelle parti in cui, ad esempio, iniziano a intonare in coro le regole del Fight Club o i nomi dei defunti. Dà l'idea di una massa di persone che non lottano più perché è giusto lottare, ma perché questo gli è stato insegnato a fare.

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